Infezioni correlate all’assistenza: si parla poco di qualità dell’aria

Che le infezioni nosocomiali siano un argomento di attualità lo conferma il grande interesse che si sta sviluppando a vari livelli intorno alla tematica che rappresenta ormai una vera emergenza in tutta Europa. L’Italia è uno degli Stati in cui la diffusione di microrganismi multi-resistenti rappresenta un allarme importante anche perché il trend è in crescita costante negli ultimi 10 anni. Secondo i dati diffusi in occasione del workshop ‘Infezioni ospedaliere – Quale clinical governance?’ che si è svolto di recente a Milano, ogni 1000 interventi si verificano 3 casi di infezione postoperatoria, con un conseguente aumento di 12 giorni della durata di degenza e un incremento del costo, per ogni paziente, pari a 9000 euro.
In Italia, gli epidemiologi dell’istituto superiore di sanità stimano che circa il 30% di queste infezioni siano potenzialmente prevenibili e che siano direttamente causa del decesso nell’1% dei casi. Per limitare le conseguenze di questa emergenza nazionale, gli esperti raccomandano l’adozione di linee guida e protocolli comuni, in aderenza alla normativa nazionale e regionale.

In Lombardia, per esempio, è in vigore il progetto Check List Chirurgia Sicura 2.0 che con due distinti percorsi ha l’obiettivo di analizzare il rischio per la sicurezza del paziente in sala operatoria. La check list dedicata al paziente analizza le fasi preoperatoria, operatoria e postoperatoria, verificando che tutte le attività relative alle tre fasi siano eseguite correttamente, mentre la check list dedicata al sistema prende in esame le procedure, il monitoraggio ambientale, la formazione del personale. In pratica valuta anche l’operato del management nell’investire risorse per l’implementazione di sistemi di monitoraggio, sistemi di segnalazione dei possibili errori e la formazione del personale.

“Certamente si tratta di attività indispensabili per raggiungere l’obiettivo”, dice Giovanni Campi, Business Unit Filter Manager di SagiCofim. “Ciò che mi lascia perplesso è che in tutte queste procedure non si parla di qualità dell’aria quando invece l’intero ospedale dovrebbe essere considerato una struttura a contaminazione controllata. L’aria infatti può essere il nostro migliore alleato o il nostro peggior nemico. Oltre al blocco operatorio, tra gli ambiti esposti alla biocontaminazione rientrano i laboratori a rischio biologico, chimico, che sono già oggetto di norme e linee guida specifiche. Ma le nuove prassi professionali della tecnica ospedaliera dovrebbero essere estese agli impianti di ventilazione e condizionamento per il controllo della contaminazione nella loro globalità. Per un reale abbattimento del rischio bisogna iniziare a porre attenzione a tutti gli ambienti, naturalmente con un approccio diverso per ciascun caso, dai reparti dedicati agli infettivi fino alle corsie, al pronto soccorso, alle sale d’attesa, ai locali comuni, alla zona d’ingresso”.

La progettazione degli impianti riveste pertanto un ruolo di primo piano, in cui l’attenzione va rivolta non soltanto alle fasi di scelta e di installazione, ma anche a quelle di gestione e di manutenzione. “A questo proposito va ricordato che, se la manutenzione viene progettata insieme all’impianto è possibile ottenere enormi vantaggi sotto tutti i punti di vista”, precisa Giovanni Campi.” Per la riduzione dei costi è essenziale ottimizzare la gestione abituale degli impianti, sia programmando la manutenzione, sia istruendo il personale sanitario a praticare procedure corrette di comportamento. Grazie a queste pratiche, insieme alla flessibilità degli impianti, possiamo ridurre le spese energetiche e di manutenzione fino al 70% nel medio-lungo periodo”.

 

 

 

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