SagiCofim: da oltre 50 anni al servizio della qualità dell’aria negli ospedali

Nei precedenti numeri di On-Air abbiamo affrontato diversi argomenti legati al mondo della sanità e delle strutture ospedaliere.

In questo articolo, grazie alla collaborazione di Romano Alberto Basso, Export Manager di SagiCofim, affrontiamo il tema della contaminazione aerotrasportata.

 

Cosa propone SagiCofim per combattere la contaminazione aerotrasportata, in particolar modo negli ambienti più critici di un ospedale?

Prima di esaminare i vari reparti che costituiscono una struttura ospedaliera, vale la pena evidenziare che l’intero ospedale rappresenta un macro ambiente assolutamente critico.

Considerando un edificio, o un insieme di edifici di questo tipo, possiamo individuare tre soggetti principali che possono essere tutti sia fonte di contaminazione sia potenziali ricettori di contaminanti:

  • I pazienti, siano essi destinati a degenza di lungo periodo oppure solo in transito per visite di controllo. Questi sono soggetti sicuramente debilitati e quindi più facilmente esposti al rischio di infezioni ma, al contempo, possono anche essere portatori di malattie trasmissibili a chiunque venga a contatto con loro
  • Il personale che lavora all’interno dell’ospedale ed i visitatori che, passando anche molto tempo in un ambiente carico di contaminanti di varia natura, sono esposti ad un elevato e continuo rischio; loro stessi però, in quanto potenziali portatori di altre infezioni o, semplicemente in qualità di vettori della contaminazione dell’ambiente esterno verso l’interno, possono tramutarsi in soggetti infettanti.
  • L’ambiente esterno alla struttura, che deve essere protetto dai vari contaminanti presenti nell’involucro ospedaliero (solidi, liquidi, in fase gassosa, inerti, biologicamente attivi, chimici, nucleari, ecc.), può a sua volta costituire una fonte di rischio. Basti pensare, per esempio, all’introduzione di PMx, VOCs, pollini ed altri contaminanti aerotrasportati che vengano in contatto con pazienti affetti da patologie dell’apparato respiratorio.

Consapevoli di queste interazioni e dei rischi da esse derivanti, SagiCofim, forte anche di un’esperienza ultradecennale nel settore delle cleanroom, si propone come partner per supportare la scelta delle corrette soluzioni fin dalla fase progettuale.

Sicuramente, le applicazioni per le quali la nostra esperienza si dimostra un valore aggiunto, sono quelle per ambienti a più alto rischio quali, per esempio, le sale di degenza per pazienti immunodepressi e le sale operatorie. A tal proposito, vale la pena ricordare che gli interventi chirurgici rappresentano mediamente la seconda causa di infezioni acquisite in ambito nosocomiale.

L’impatto di queste infezioni è devastante sotto diversi punti di vista, sia per le dimensioni del fenomeno, sia per il dramma che causa a chi ne è colpito e sia anche sotto l’aspetto economico.

 

Ci fornisce qualche dato?

A livello mondiale le due principali fonti di dati e statistiche su questo tema sono sicuramente lo “European Centre for Disease Control” e lo “US Center for Disease Control and Prevention”.

Questi dati provengono da indagini e studi sicuramente complessi che considerano svariati parametri. Per limitarci però a dei macro numeri che, anche senza guidarci nel dettaglio, servono comunque a dare un’idea del fenomeno, su base annuale, possiamo citare quanto segue: dagli ultimi dati raccolti negli Stati Uniti d’America, è stato stimato che circa 1.7 milioni di pazienti hanno contratto un’infezione nosocomiale, con una mortalità di circa il 17% (pari a 98.000 decessi); circa 290.000 sono state le infezioni contratte a seguito di un intervento chirurgico.

Nei paesi dell’Unione Europea, il numero di pazienti colpiti da infezione in ambito ospedaliero è stato di 3.8 milioni con 90.000 casi di morte prematura.

 

Cosa suggerisce SagiCofim per ridurre il numero delle infezioni nelle sale operatorie?

È sicuramente necessario un approccio multidisciplinare per una precisa analisi del rischio e per definire le corrette procedure ed azioni preventive.

Limitandoci in questo ambito esclusivamente al rischio di infezioni aerotrasportate, la prima domanda che ci si dovrebbe porre è: quali sono le principali fonti di contaminante?

Per rispondere a questa domanda, possiamo innanzitutto iniziare a suddividerle in due gruppi: contaminanti che provengono dall’esterno della sala operatoria e contaminanti generati o comunque presenti all’interno.

Vie di contaminazione di provenienza esterna
Infiltrazioni I contaminanti presenti nell’aria negli ambienti circostanti, possono trovare un’agevole via di ingresso attraverso porte, finestre o altre vie di collegamento
Personale o materiali provenienti dall’esterno Tutto ciò che proviene dall’esterno deve essere considerato a rischio. Così come nelle cleanrooms farmaceutiche esistono dei locali anticamera utilizzati per l’ingresso di materiali (MAL) e personale (PAL), precauzioni analoghe dovrebbero essere prese anche per le sale operatorie. Ovviamente, tutti i materiali non necessari all’attività dovrebbero essere lasciati all’esterno, per evitare ulteriori rischi; basti pensare a quell’incredibile vettore di germi che usiamo quotidianamente: il telefono cellulare.
Aria immessa attraverso l’impianto di ventilazione L’aria rappresenta uno strumento fondamentale per il controllo dei contaminanti, ma può anche diventare il loro principale veicolo. Per questo è fondamentale utilizzare aria opportunamente filtrata ed assicurarsi, attraverso delle precise procedure di test, dell’integrità dei sistemi filtranti.

Fonti di contaminazione interne
Persone Rappresentano senza dubbio la principale fonte di contaminante in una sala operatoria. Nel dimensionamento di ogni impianto di ventilazione, soprattutto per sale destinate a chirurgia critica, andrebbe sempre considerato quante persone si potranno trovare contemporaneamente all’interno della sala, e quale è la qualità dell’abbigliamento che utilizzano.
Superfici interne della sala operatoria Un’accurata e frequente pulizia è assolutamente necessaria. Eventuali contaminanti, anche se inerti, possono tramutarsi nel principale vettore in grado di trasferire virus o batteri all’interno della ferita chirurgica.
Macchinari Anche per le loro superfici, vale lo stesso discorso fatto sopra.

Come abbiamo accennato, la principale fonte di contaminante è costituita dalle persone. Esistono in letteratura diverse ricerche e numerosi dati che indicano quanti milioni di particelle ogni persona rilascia in ambiente, in funzione dell’attività che sta svolgendo.

Per questo motivo, una delle principali barriere per limitare la diffusione di contaminanti rilasciati dal personale in sala, è costituita dagli indumenti che indossano. La loro qualità dipende dal tessuto usato che, generalmente, è di natura mista cotone e poliestere, ma anche dalla scelta della giusta taglia. Indumenti troppo larghi causano infatti, durante l’attività, un fenomeno di pompaggio che tende a spingere i contaminanti verso l’esterno mentre, viceversa, indumenti di taglia troppo piccola potrebbero lasciare scoperte alcune parti del corpo.

Pur utilizzando comunque tutti gli accorgimenti del caso, è praticamente impossibile ridurre a zero il rilascio di contaminanti di natura umana.

La foto seguente, è una chiara dimostrazione di quanto appena detto: una piastra di Petri, contenente un terreno di coltura per colonie cellulari, è stata appoggiata durante un test sulla mascherina utilizzata da un operatore per evitare il rilascio di contaminanti biologici attraverso le proprie vie respiratorie.

Al termine del necessario periodo di incubazione, si è visto chiaramente quante unità formanti colonia (UFC) sono state in grado di superare la barriera offerta dalla mascherina.

 

 

Ci indica infine un buon motivo per affidarsi a SagiCofim nel processo di selezione e dimensionamento dei componenti più critici di un impianto di ventilazione per ambienti ospedalieri?

Come accennavo prima, laddove ci sia consentito, noi offriamo un servizio di supporto ed affiancamento al progettista per dimensionare la soluzione migliore per ogni singolo caso.

Al di là dello studio di un sistema che soddisfi anche le esigenze e gli eventuali vincoli architettonici, noi cerchiamo di capire quali siano le esigenze reali, per potere offrire il meglio. Tra le informazioni che generalmente chiediamo, quelle fondamentali sono relative al tipo di interventi che si terranno in quella sala per identificarne la criticità, il massimo affollamento previsto e la tipologia di indumenti utilizzati, per stimare la quantità di contaminanti biologicamente attivi che potrebbero essere rilasciati nell’unità di tempo.

Notevole enfasi la poniamo, inoltre, sulle procedure di test dell’impianto e validazione della sala. Per queste procedure, importanti quanto le fasi che hanno portato al dimensionamento dell’impianto stesso, non esiste a livello internazionale  alcuna uniformità: in alcuni paesi la sala viene validata a seguito di accurati test svolti durante un vero intervento chirurgico, verificando che le concentrazioni di contaminanti inerti e microbiologicamente attivi non superino le concentrazioni target previste in fase progettuale; in altri paesi vengono svolti test simili simulando, mediante manichini ed opportuni generatori di aerosol, la presenza del personale nella sala operatoria; in molti altri paesi, purtroppo, i test vengono fatti solo in condizioni “at-rest”, ovvero con la sala operatoria dotata di tutti i macchinari e gli impianti necessari al suo funzionamento, ma in totale assenza di persone.

Quest’ultimo tipo di test è sicuramente in grado di fornire molte utili informazioni, ma non può dare alcuna evidenza di come sarà la qualità dell’aria quando il personale sarà all’interno, operativo e continuamente in transito tra l’ambiente esterno e quello interno.

Un ulteriore motivo per affidarsi a noi, è quello della lunga e consolidata esperienza non solo nel settore della filtrazione, ma anche in quello della diffusione dell’aria.

Entrambi questi aspetti sono fondamentali ed hanno un peso paritetico nella buona riuscita di un impianto di questo tipo.

Posto che le sezioni filtranti devono essere di qualità e composte da filtri testati singolarmente, come previsto dalle normative vigenti, e che la struttura sulla quale vengono installati deve garantire la perfetta tenuta, per evitare trafilamento in ambiente di aria non filtrata, anche la diffusione di quest’aria deve svolgere il proprio compito nel migliore dei modi.

Anche negli ambienti residenziali, commerciali o del terziario, si parla di “efficienza di ventilazione” per indicare un parametro che indichi la bontà del sistema di immissione e di estrazione dell’aria nei confronti della rimozione dei contaminati presenti in ambiente.

A maggior ragione, per un impianto destinato a proteggere un paziente sottoposto ad intervento chirurgico, il flusso dell’aria immesso attraverso i filtri ed espulso dalle griglie di estrazione deve avere delle caratteristiche ben definite.

 

Nei prossimi numeri di On-Air torneremo ancora a parlare delle soluzioni SagiCofim per la filtrazione degli ambienti ospedalieri.

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