Un Piano Marshall per la sanità

Finalmente qualcosa si muove sul fronte degli investimenti pubblici per l’edilizia sanitaria. Nei giorni scorsi il Ministro della Salute ha annunciato l’avvio di quello che è stato definito, forse con eccessiva enfasi, come per il Piano Marshall per la sanità. Si tratta di un pacchetto di interventi molto corposo del valore di 33-34 miliardi di Euro, ovvero pari a una manovra economica. Di questa somma, 32 miliardi sono destinati alla ristrutturazione edilizia e 1,5 miliardi all’ammodernamento del parco tecnologico. Cifre che coincidono con quelle che la Corte dei Conti aveva indicato già nel gennaio 2018 a conclusione del rapporto dedicato proprio agli interventi infrastrutturali necessari nel settore ospedaliero.

Il Ministero sarà a capo di una cabina di regia incaricata di dettare l’agenda dei lavori, in compagnia di diversi attori istituzionali. Nel frattempo in collaborazione con le Regioni è stata eseguita una ricognizione a tappeto durata 8 mesi che ha consentito di produrre una radiografia dettagliata della situazione in tutto il paese.

Dalla rilevazione eseguita sono emerse criticità non solo nel reperire le fonti per gli investimenti, ma anche nella fase di start up dei progetti. L’idea alla base del piano è di mettere a sistema le risorse finanziarie e tecniche disponibili ma che finora sono rimaste inutilizzate. Il dicastero della Salute già oggi dispone di fondi per investimenti infrastrutturali superiori a 5 miliardi. A partire da questa disponibilità entro 3 mesi dovrebbe essere definito un cronoprogramma che dovrà dettare le priorità degli interventi. Con i tecnici della commissione Salute delle Regioni il Ministero ha fissato dei valori standard per la ristrutturazione degli edifici classificata come leggera, media e pesante.

Nell’ambito di questo ambizioso piano è auspicabile che venga affrontato l’annoso problema dell’adeguamento tecnologico degli impianti VCCC allo scopo di contenere il fenomeno delle infezioni nosocomiali. Sotto questo punto di vista uno degli ambiti che presenta maggiore criticità è costituito dai blocchi operatori che, ricordiamo, rappresentano la seconda causa di tali infezioni, anche e soprattutto a causa delle vetustà degli impianti. Per porre rimedio a questa problematica si dovrebbe seguire l’esempio virtuoso degli interventi eseguiti negli ultimi anni in alcune strutture esistenti, di cui vi racconteremo nel dettaglio nei prossimi numeri di OnAir, basti ricordare i nuovi blocchi operatori con sale ISO 5 per gli ospedali di Bolzano, Brescia, Alba, Genova (San Martino), Milano (San Raffaele), tutti realizzati con plafoni filtrati DIF-OT prodotti da SagiCofim.

La speranza è che questa volta si verifichi davvero un radicale cambio di passo attraverso un approccio sistemico in cui a prevalere dovranno essere i criteri di priorità oggettiva evidenziati dalla ricognizione del fabbisogno. L’ambizioso obiettivo, ammesso che il progetto spicchi il volo, è di rinnovare interamente il parco edilizio e tecnologico in un decennio, anche grazie anche a strumenti come il project financing. Si tratta di un’esigenza improrogabile in un Paese afflitto dalla vetustà di ospedali nei quali ogni anno si verificano 7.800 casi di decessi per infezioni, pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali.

Vi aspettiamo al prossimo numero di OnAir per raccontarvi una delle nostre realizzazioni di blocco operatorio ISO 5…scoprite quale sarà!

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