La manutenzione dei sistemi di aerazione va affidata ad aziende specializzate

Il coronavirus ha monopolizzato gli ospedali. Ovunque stanno nascendo strutture Covid-19, dedicate esclusivamente alle persone contagiate e con sintomi tali da non poter essere curate presso la loro abitazione, senza contare che interi reparti ospedalieri sono stati convertiti per fronteggiare i numeri di questa drammatica emergenza.

Ma c’è un altro dato che fa riflettere: da settimane i pazienti che soffrono di altre patologie, anche gravi, sono come scomparsi.  La causa? Semplice e inquietante allo stesso tempo: la paura di contrarre il Covid-19. Sono gli stessi virologi a sottolineare come in Lombardia, l’area più colpita dall’infezione, gli ospedali siano stati una sorta di cassa di risonanza per il virus.

“Gli ospedali hanno fatto da booster rispetto alla situazione”, dice il virologo Fabrizio Pregliasco. “I primi pazienti, con pochi sintomi, sono andati negli ospedali e sono stati accolti inconsapevolmente dagli operatori senza le procedure necessarie”.

In queste ore drammatiche sono gli stessi medici di base a sconsigliare l’accesso ai pronto soccorso se non per ragioni di reale emergenza, e questo non soltanto per evitare di intasare le strutture già sovraffollate, ma anche per evitare di esporsi al contagio.  Del resto i medici dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, in una lettera al New England Journal of Medicine, lanciano un grido d’allarme in cui sostengono: “Il nostro ospedale è altamente contaminato”.

Una contaminazione che alcuni esperti ritengono si possa attribuire anche a criticità delle strutture ospedaliere. Esistono esempi precedenti, il virus SARS 1 era circolato attraverso la condotta dell’aria dell’Hotel M a Hong Kong. Oggi dobbiamo essere certi che il coronavirus non sia entrato negli impianti di aerazione di edifici vetusti.

L’ipotesi della contaminazione aerotrasportata, nel nostro Paese ma non soltanto, purtroppo ha riscontri anche relativamente ad altri patogeni come la legionella o l’aspergillo, fungo di cui, qualche anno fa vennero rinvenute tracce proprio nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Bergamo.

Lo sappiamo: gli impianti centralizzati diffondono l’aria all’interno dell’edificio e, se non filtrata opportunamente, diffondono il cosiddetto Aerosol, cioè sostanze aerodisperse che possono contenere batteri, muffe e virus dispersi in goccioline d’acqua di piccole dimensioni nella corrente d’aria. Ed è proprio dalla nebulizzazione di aria contaminata che si propagano facilmente negli ambienti.

Chi si occupa di progettazione sa benissimo quali potrebbero essere le conseguenze di un’installazione in cui non siano state prese una serie di precauzioni per evitare la diffusione di patogeni all’interno degli ambienti. Non basta: è fondamentale prevedere una corretta manutenzione degli impianti perché i rischi sono altissimi e le conseguenze possono essere letali. Su questo tema, pochi giorni fa, in seguito ai dati allarmanti sul Covid 19 e alla contaminazione aerotrasportata è intervenuta anche la Prof.ssa Francesca Romana D’Ambrosio, presidente dell’AiCARR, ribadendo l’importanza di sanificare gli impianti e la regolare e programmata sostituzione dei filtri. “La manutenzione improvvisata dei sistemi di aerazione può avere effetti molto dannosi sulla salute”, ha detto in un’intervista Rai. “Per questo va affidata esclusivamente ad aziende specializzate”.

Va detto infine che progettare e manutenere impianti di aerazione per ambienti delicati come quelli ospedalieri richiede competenze specifiche ben distinte da quelle di altri spazi perché le peculiarità di un ospedale sono assolutamente singolari.

Ancora una volta ci auguriamo che l’esperienza globale che stiamo vivendo in questo periodo riuscirà a modificare i nostri comportamenti e soprattutto a orientare verso scelte più responsabili e di conseguenza meno onerose in termini di vite umane.

 

 

 

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