Non è mai troppo tardi!

Con la fine (si spera) della pandemia e la graduale ripresa delle attività lavorative, a settembre si dovrà affrontare anche il problema della riapertura delle scuole. Ma in quali condizioni di sicurezza per la salute di alunni e insegnanti?

Alcune cifre bastano a delineare la situazione, già drammatica ben prima dell’emergenza.

Il nostro paese conta 57.000 edifici scolastici, la maggior parte ospitati in immobili d’epoca, non rispondenti alle norme di sicurezza e dotati esclusivamente di impianti di riscaldamento, quasi sempre obsoleti e energivori, e totalmente privi di impianti di ventilazione meccanica per il ricambio dell’aria, affidato ancora all’apertura delle finestre.

Ancora un dato: l’Italia è il paese della Comunità Europea che investe nell’istruzione la percentuale più bassa rispetto al PIL: il 3,8%. Considerando solo l’università, la percentuale scende addirittura allo 0,3%, ovvero meno della metà della media europea.

Queste cifre sono contenute nel tanto atteso “piano Colao”, elaborato dalle migliori menti del nostro paese, che ha enunciato il problema (punto 79) ma ha completamente omesso di affrontare la questione in modo strutturale, proponendo invece iniziative di “upskilling” quali “adotta una scuola”, “impara dai migliori” e “gara dei talenti”.

I dati sopra riportati risalgono al 2017 e da allora la situazione è addirittura peggiorata, considerando gli ulteriori tagli. L’Italia è ampiamente indietro rispetto agli altri paesi UE anche per quanto riguarda le statistiche su diplomati e laureati: solo il 21%, percentuale ben lontana dalla media UE del 34,5%. Non deve quindi stupire che un quinto degli italiani tra i 15 e i 24 anni – il 20,1% – si trovi nell’imbarazzante condizione di “NEET” (Not in Education nor in Employment or Training), di gran lunga la peggiore performance d’Europa.

È veramente incredibile il processo di rimozione, da parte di noi comuni cittadini e delle classi politiche che si sono succedute in tutti questi anni, relativamente al problema delle infrastrutture scolastiche. Una situazione che dovrebbe essere affrontata con un vero e proprio Piano Marshall dall’attuale Governo, che per ora ha invece deciso di allocare alle scuole una cifra di 1,5 miliardi, a fronte delle centinaia destinate a tutte le altre attività.

È evidente peraltro che, in questo contesto, sperare in un piano di ammodernamento costituisce una pura utopia, in quanto ciò richiederebbe non solo cospicue risorse economiche (che peraltro ora sarebbero disponibili grazie alla UE) ma soprattutto una visione a lungo termine. Per il momento si è invece preferito finanziare misure molto più semplici da attuare (ma di breve durata) come quella relativa all’Ecobonus del 110% destinato essenzialmente ad abitazioni singole e condominiali. Si tratta di un incentivo che avrà senza dubbio un effetto positivo dal punto di vista economico, ma ben diverso sarebbe l’impatto di un piano di investimenti destinato alle nostre scuole, in termini sia di rilancio del settore dell’edilizia sia di risparmio energetico.

Lo dimostrano i risultati di una ricerca sul consumo di uno edificio scolastico, calcolato con e senza impianto di ventilazione con recupero del calore ad alta efficienza, ipotizzando il corretto ricambio dell’aria (che con la sola apertura delle finestre spesso non si verifica). Per l’edificio dotato di impianto di ventilazione la riduzione media del fabbisogno annuo di energia primaria è risultata pari al 35%. E, tornando all’emergenza salute, ricordiamoci che soltanto un efficiente impianto di ventilazione (soggetto alla corretta manutenzione) è in grado di garantire la qualità dell’ambiente interno necessaria per l’apprendimento e la salute degli occupanti.

Concludiamo con un’ultima cifra: la popolazione che trascorre nelle scuole dalle 4 alle 8 ore al giorno è pari a 8,5 milioni di studenti che sono, non solo il presente, ma soprattutto il futuro della nostra società. Non resta quindi che confidare che l’attuale Governo, ragionando con più calma e serenità, possa invertire finalmente la rotta. Come diceva una famosa trasmissione della Rai degli anni Sessanta destinata proprio all’istruzione, non è mai troppo tardi!

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