Da più di un anno abbiamo imparato ad affrontare, prima, e a convivere, poi, con l’ombra del famigerato Coronavirus. Gli ultimi quindici mesi hanno segnato dei cambiamenti epocali nelle nostre abitudini quotidiane e anche le attività di tantissimi professionisti si sono dovute riadattare a questa situazione di emergenza sanitaria prolungata. Come parte attiva nel settore HVAC e della filtrazione dell’aria SagiCofim ha avuto l’opportunità di prendere parte alla tavola rotonda organizzata da AiCARR e pubblicata sul numero di febbraio di AiCARR Journal. Il Presidente di SagiCofim, Natale Daniele Foresti, che in prima persona ha affrontato la situazione emergenziale, è stato il portavoce nell’intervista che ha visto coinvolti protagonisti del settore appartenenti a diversi ambiti, da quello accademico, alla progettazione ed anche a quello che ci coinvolge da più vicino, ovvero il mondo delle aziende.
Per gentile concessione di AiCARR Journal abbiamo il piacere di riportare di seguito alcuni stralci dell’intervista, a cura di Erika Seghetti, ma Vi invitiamo a leggerla nella sua versione integrale.
“In questo periodo pandemico la climatizzazione ha sicuramente avuto un ruolo da protagonista. Costantemente al centro del dibattito, ma scontando talvolta una informazione carente e scorretta, gli impianti HVAC sono stati a lungo considerati i responsabili della diffusione del virus e al tempo stesso sono stati visti quasi come uno strumento risolutivo del problema. A distanza di un anno dallo scoppio dell’epidemia, è ora di fare il punto. Quali potrebbero essere gli sviluppi futuri della climatizzazione? Come si potrà riuscire a coniugare salute, comfort ed efficienza energetica?
Ormai è passato circa un anno dall’inizio della pandemia, con quali situazioni, criticità, richieste vi siete dovuti confrontare, in quel periodo per affrontare l’emergenza?
N.D.F. In termini aziendali, come tutto il settore industriale abbiamo dovuto confrontarci con i vari DPCM emessi, per rientrare nei criteri di sicurezza. Operando nel settore della filtrazione, e avendo una particolare sensibilità sulla tematica della qualità dell’aria e una lunga esperienza maturata in settori specifici, dove questo aspetto è fondamentale, siamo entrati in stretto contatto con il mercato, per garantire le attività di manutenzione e di ripristino in fase di riconversione e costruzione. Abbiamo altresì collaborato con i Politecnici di Torino e Milano, e con quest’ultimo mettendo a disposizione nostre attrezzature per effettuare i test sui media filtranti, utilizzati per la produzione delle mascherine di protezione individuale.
Ormai da tempo, la progettazione e la realizzazione degli impianti è finalizzata all’obiettivo del risparmio energetico e questo però ha sacrificato la possibilità di utilizzare volumi d’aria esterna superiori ai due ricambi tradizionali, cosa che, in questo periodo pandemico, è fondamentale. Probabilmente il Covid ci impone di rivedere alcuni concetti sulla progettazione per il prossimo futuro…
La gestione in emergenza è stata sicuramente difficoltosa ma adesso, che la consapevolezza del problema è aumentata, a vostro avviso come si sta affrontando la problematica degli impianti HVAC negli edifici? Quella disinformazione di cui avete parlato è stata risolta?
N.D.F. Attualmente nessuno ha una soluzione pronta per garantire il covid-free. A nostro parere esistono delle tecnologie che consentono di migliorare alcune condizioni di funzionamento dell’impianto. Penso ad esempio, sul fronte della diffusione dell’aria, a sistemi a disclocamento per grandi ambienti che riducono i fattori di induzione e miscelazione. La ricerca è importante, come azienda stiamo investendo, ma serve tempo per dare soluzioni tecnicamente valide. E ancora, si rende indispensabile abbattere il preconcetto dell’impianto come unico vincolo a scapito della validità e performance tecnica. Ultimo aspetto, ma non meno importante, è il contributo che tutti dovremmo dare affinché le tempistiche per normare siano sempre più vicine ai tempi con cui si devono muovere le aziende per far fronte al mercato o a queste inaspettate emergenze.
Le criticità emerse sono evidenti. Guardando quindi al futuro dove bisognerebbe investire, in quali settori e come dovrà cambiare la progettazione degli impianti HVAC?
N.D.F. Bisogna investire nella manutenzione. Abbiamo infatti registrato un incremento notevole di richieste sul fronte manutentivo e questo vuol dire che in era pre-covid la manutenzione non era considerata sempre fra le priorità. Ingenerale per il futuro auspichiamo che ci sarà maggior attenzione per la diffusione e la filtrazione dell’aria. A tal fine credo che sia fondamentale creare maggiori occasioni di incontro e cooperazione fra tutti gli attori del settore, siano essi produttori, progettisti o atenei universitari. Un ruolo particolarmente importante è rivestito da AiCARR, in quanto associazione culturale, che è, e dovrebbe essere sempre più, un punto di incontro.
Si è parlato di un patrimonio edilizio esistente inadeguato. Ritenete che gli strumenti finanziari (Superbonus 110%, Ecobonus, Conto termico, Titoli Efficienza Energetica) siano efficaci per supportare la riqualificazione?
N.D.F. L’incentivazione è apprezzabile. Tuttavia dovrebbe essere fruibile anche dall’industria per il proprio capitale immobiliare.
Dal primo gennaio 2027 per tutti gli edifici di nuova costruzione è obbligatorio conseguire l’obiettivo NZEB. Pensate che questo tipo di edifici possa essere una soluzione al fine di garantire la IAQ, il comfort e al contempo gli obiettivi di decarbonizzazione richiesti a livello comunitario?
N.D.F. Relativamente agli NZEB siamo di fronte a delle situazioni diversificate. Alle volte ci confrontiamo con realizzazioni che hanno una progettazione datata e antecedente ad alcune regolamentazioni. Tuttavia l’Italia è potenzialmente molto avanti nella gestione energetica degli edifici, ma c’è ancora qualche passo da fare, soprattutto nel superare quei limiti economici imposti che ostacolano alcuni progetti finalizzati all’ottenimento della NZEB.”
Per approfondire anche gli altri interessanti interventi e spunti forniti dai professionisti che hanno partecipato alla tavola rotonda, potete scaricare la versione integrale dell’articolo pubblicato a febbraio su AiCARR Journal.