Comfort
SagiCofim costituisce un riferimento a garanzia del comfort nelle più svariate situazioni di applicazioni indoor, quali auditorium, musei, uffici, negozi, edifici pubblici e ambienti ospedalieri.
Tramite componenti e soluzioni integrate garantisce il più alto livello di comfort ottimizzando i principali parametri che entrano in gioco nella progettazione, tra i quali: ridotte velocità dell’aria nella zona occupata, elevati rapporti di induzione, bassi gradienti termici, risparmio energetico e contenuti livelli sonori legati alle specifiche applicazioni.
Mission
SagiCofim, specialista nel campo della diffusione e distribuzione dell’aria, propone soluzioni innovative ad altissima tecnologia per ogni tipo di spazio umano condiviso: uffici, edifici di rappresentanza, musei, teatri, cinema, atelier e showroom, luoghi di soggiorno a scopo residenziale o di degenza.
L’elemento progettuale più importante di un edificio, la sua caratteristica spaziale primaria, secondo noi è l’abitabilità: ovvero, le caratteristiche dell’ambiente e della vita al suo interno.
In molti casi – se si tratta di spazi professionali – uomini e donne vi trascorreranno molte ore della giornata, e quello spazio dovrà assisterli nella salute, nel benessere e nella qualità del loro lavoro.
In altri casi – un cinema, un teatro, un’esposizione – l’affluenza dei visitatori sarà massiccia, per tempi più o meno brevi e più o meno ricorrenti; anche qui resta essenziale lo stare bene, che prelude alla qualità dell’attenzione e della fruizione.
Talvolta lo spazio umano preesiste: è antico, nobile e di grande pregio storico-artistico. Anche in questo caso bisogna fare in modo che la tutela della bellezza conviva con la protezione e il benessere di chi ne gode.
Siamo maestri d’aria, e riteniamo che tutte queste circostanze propongano la sfida magnifica e indispensabile di creare un ambiente – un microclima – a misura d’uomo e delle sue esigenze.
La tecnologia ci assiste offrendoci una grande varietà di soluzioni, adatte a ogni caso specifico.
Siamo i partner giusti per progettisti e installatori che, in edifici nuovi e antichi, cercano un interlocutore a tutto tondo per la distribuzione e la diffusione dell’aria, per la ventilazione, l’umidificazione e l’acustica.
Siamo i collaboratori giusti anche per chi cerca singole componenti di buona qualità.
La nostra lunga esperienza ci induce alla convinzione che già nella fase di progettazione delle strutture e degli ambienti la committenza e il progettista sono chiamati a definire gli obiettivi da raggiungere e a effettuare le scelte tecniche più congrue per il loro conseguimento, garantendo:
- la qualità dell’aria interna per il controllo della contaminazione ambientale, della produzione e degli operatori, col mantenimento dei requisiti qualitativi ottimali (scongiurando quella “sindrome da edificio malato”, derivante da impianti di ventilazione mal concepiti e mal mantenuti, che colpisce un grande numero di lavoratori);
- l’isolamento, fisico e dinamico dei singoli ambienti;
- il miglior ciclo di vita dell’installazione. Quello del Life Cycle Cost – che influisce sul conto economico e su quello energetico, ma anche sull’efficienza garantita dagli impianti – è un fattore determinante, a livello progettuale e gestionale, per valutare la qualità e l’adeguatezza di un impianto o di una installazione.
Le nostre convinzioni, tradotte in pratiche professionali, ci hanno consentito di collaborare con importanti studi di progettazione. Abbiamo progettato ed eseguito soluzioni integrate di alto livello in Italia e in Europa (Palazzo Reale a Milano, Teatro Carlo Felice di Torino, Fondazione Prada di Milano, ecc.).
Sagicofim è in grado di garantire questo livello di prestazioni perché sviluppa, progetta e produce al massimo livello: possiede propri stabilimenti con processi produttivi d’avanguardia, dotati di linee altamente automatizzate per la costruzione di componenti aeraulici e di tutta la gamma di filtri e sistemi filtranti. Alimenta e aggiorna la produzione tramite il suo Centro specialistico di ricerca, sviluppo e sperimentazione, che agisce in stretto rapporto con il Politecnico di Milano sia per le fasi di ricerca teorica sia per eseguire e validare test svolti sul campo.
Presso la sede centrale di Cernusco sul Naviglio (Milano) si trova anche l’unità produttiva dei filtri e dei sistemi di filtrazione. Per garantire la qualità del prodotto, il reparto produttivo dei filtri HEPA e ULPA è dotato di sistemi per la verifica di tutti i filtri in accordo alla norme EN ISO 29463-4 e 5.
I componenti aeraulici vengono prodotti negli stabilimenti di Bareggio, nell’hinterland milanese, e di Teglio in Valtellina (Sondrio).
La vocazione internazionale di Sagicofim si attua attraverso progetti svolti e in corso d’opera in molte località europee e internazionali. La sede francese di Lione ha vocazione anzitutto commerciale; la presenza in altre nazioni d’Europa è affidata ad agenti operativi di provate competenze tecniche, in grado di valutare e consigliare nel concreto delle situazioni.
Fuori dai confini dell’Europa la presenza di SagiCofim è costante e affermata soprattutto in alcune aree ad alto tasso di sviluppo industriale, quali Corea, India, Emirati arabi.
Criticità e vantaggi
Criticità nei sistemi di diffusione dell'aria
La diffusione dell’aria in ambiente può essere effettuata mediante due sistemi profondamente diversi: sistema a miscelazione e sistema a dislocamento. Indipendentemente dal sistema scelto, vi sono delle funzioni e dei requisiti che devono essere raggiunti. L’aria deve essere diffusa uniformemente nell’intero ambiente, in modo da poter effettuarne un completo lavaggio..
La diffusione dell’aria in ambiente può essere effettuata mediante due sistemi profondamente diversi: sistema a miscelazione e sistema a dislocamento.
- Il sistema a miscelazione è usato dagli albori del condizionamento dell’aria; ancora oggi la maggioranza di bocchette e diffusori sul mercato è sviluppata su questo sistema. Esso consiste nella miscelazione tra l’aria primaria, emessa dalla bocchetta o dal diffusore, e l’aria secondaria (l’aria presente nell’ambiente), con equalizzazione di temperatura e velocità.
- Il sistema a dislocamento è più recente ed è stato sviluppato nel Nord Europa per gli ambienti industriali. Esso consiste nell’emissione dal basso di un flusso d’aria fresca, con determinate caratteristiche, che non si miscela con l’aria presente nell’ambiente, bensì la disloca con continuità e la trasporta verso l’alto, dove essa viene ripresa da griglie o da altri terminali ed espulsa totalmente o parzialmente. Su questo principio funzionano i cosiddetti “diffusori a dislocamento”.
I requisiti di base
Indipendentemente dal sistema scelto, vi sono delle funzioni e dei requisiti che devono essere raggiunti. L’aria deve essere diffusa uniformemente nell’intero ambiente, in modo da poter effettuarne un completo lavaggio, e deve realizzare le condizioni seguenti:
- neutralizzazione dei carichi termici, positivi o negativi, presenti nel locale
- mantenimento di gradienti di temperatura entro limiti determinati sul piano verticale e sul piano orizzontale
- sviluppo di moti uniformi entro determinati valori di velocità nell’intero ambiente
- raccolta del pulviscolo in sospensione nel locale e suo trasporto verso gli elementi di ripresa.
Invece non devono realizzarsi altre condizioni che possono produrre disagio per le persone:
- velocità dell’aria eccessiva
- formazione di zone stagnanti e di stratificazioni
- flussi d’aria fredda in ambiente
- formazione di correnti localizzate (dovute spesso a disuniforme distribuzione dell’aria)
- variazioni eccessive della temperatura ambiente sul piano verticale e/o orizzontale
- cortocircuiti dell’aria di mandata verso la ripresa
Caratteristiche del sistema a miscelazione
Nel sistema a miscelazione l’andamento della circolazione d’aria in un locale può consistere di numerose combinazioni di correnti, sub-correnti e vortici secondo l’ampiezza del locale, la posizione di divisori e mobili, l’attività degli occupanti, i gradienti di temperatura, la posizione dei diffusori di mandata e degli elementi di ripresa..
Nel sistema a miscelazione l’andamento della circolazione d’aria in un locale può consistere di numerose combinazioni di correnti, sub-correnti e vortici secondo l’ampiezza del locale, la posizione di divisori e mobili, l’attività degli occupanti, i gradienti di temperatura, la posizione dei diffusori di mandata e degli elementi di ripresa.
La circolazione dell’aria in ambiente dipende soprattutto dalla velocità di efflusso e dalle caratteristiche fisiche del diffusore. Esiste una relazione tra la turbolenza del flusso d’aria nella zona occupata e le caratteristiche dei getti d’aria del diffusore stesso. I diffusori devono essere scelti per offrire una distribuzione dell’aria uniforme, senza produrre cadute dirette di aria fredda nello spazio occupato. Vanno dimensionati per la massima velocità dell’aria che non ecceda il livello sonoro specificato per l’ambiente. I terminali e i diffusori utilizzati più comunemente sono i seguenti: bocchette a parete, diffusori a soffitto, diffusori lineari a soffitto
I diffusori ad alta induzione
Negli ultimi anni sono stati sviluppati dei diffusori che si discostano dai precedenti e che presentano caratteristiche di funzionamento ad alta induzione. I più conosciuti sono: diffusori a flusso elicoidale (swirl), da soffitto e parete, a geometria fissa e variabile, diffusori lineari, quadrati, rettangolari o circolari a getti multipli, diffusori da pavimento, ugelli, diffusori da piede di poltrona.
Tutti i diffusori di cui abbiamo parlato funzionano sul principio della miscelazione: l’aria condizionata distribuita nel locale si miscela con l’aria ambiente per effetto dell’induzione del diffusore.
Caratteristiche del sistema a induzione
Compresenza tra l’aria primaria di rinnovo, emessa dai diffusori, e l’aria secondaria, già presente nell’ambiente. A seconda delle necessità, questa miscelazione avviene più o meno rapidamente, allo scopo di equalizzare temperatura ambientale e velocità dei flussi. Maggiore è il rapporto di induzione e più rapida è la miscelazione..
Uno dei fenomeni più importanti indotti dalla diffusione dell’aria è l’induzione. L’induzione è un fenomeno in base al quale l’aria primaria o di mandata emessa dal diffusore trascina una certa quantità d’aria ambiente. I due flussi si miscelano tra loro e la temperatura si equalizza.
Si dice “rapporto di induzione” di un diffusore, il numero di parti d’aria ambiente che viene trascinato da una parte d’aria di mandata ad una distanza di riferimento dal diffusore stesso. Maggiore è il rapporto di induzione, tanto più rapida è la miscelazione tra i due flussi d’aria e l’equalizzazione della temperatura. I diffusori ad alta induzione sono perciò particolarmente adatti per ambienti dove è richiesto un numero elevato di ricambi d’aria, poiché essi realizzano una buona diffusione con grandi portate e prevengono cadute d’aria fredda. I diffusori ad alta induzione hanno la caratteristica di distribuire l’aria con rapporti di induzione molto elevati e sono perciò in grado di funzionare con ampi differenziali di temperatura che raggiungono i 14 K. Ciò consente di ridurre le portate d’aria necessarie rispetto ai diffusori tradizionali.
In caso di impiego di diffusori a soffitto essi devono presentare non solo elevate prestazioni, ma anche un limitato impatto estetico in modo da integrarsi con il progetto architettonico
I diffusori della serie Indul, per esempio, funzionano in base al principio di emettere numerosi getti individuali, direttamente verso la zona occupata, perciò con andamento non tangenziale, come rappresentato nei disegno.
Caratteristiche di un sistema a diffusione a dislocamento
La diffusione d’aria a dislocamento opera su un principio diverso da quello tradizionale. Essa non realizza la miscelazione tra l’aria immessa e l’aria ambiente. L’aria viene infatti emessa quasi sempre dal basso e risale verso l’alto, asportando il calore dalle superfici calde (lampade, mobili, computer, persone) e trascinando con sé gli inquinanti dispersi nel locale. Quindi nell’ambiente si produce uno “strato limite” di separazione ad una certa altezza: al di sotto di esso si realizzano condizioni di pulizia dell’aria e di temperatura controllata, mentre al di sopra si produce un accumulo di inquinanti ed un aumento di temperatura..
La diffusione d’aria a dislocamento opera su un principio diverso da quello tradizionale. Essa non realizza la miscelazione tra l’aria immessa e l’aria ambiente. L’aria viene infatti emessa quasi sempre dal basso e risale verso l’alto, asportando il calore dalle superfici calde (lampade, mobili, computer, persone) e trascinando con sé gli inquinanti dispersi nel locale. L’aria calda e inquinata viene prelevata da elementi di ripresa a soffitto ed espulsa o parzialmente riciclata. Quindi nell’ambiente si produce uno “strato limite” di separazione ad una certa altezza: al di sotto di esso si realizzano condizioni di pulizia dell’aria e di temperatura controllata, mentre al di sopra si produce un accumulo di inquinanti ed un aumento di temperatura.
Nei normali ambienti d’ufficio, dove le persone svolgono soprattutto attività sedentarie, lo strato limite è intorno a 1,5 m dal pavimento. Invece, negli ambienti commerciali, artigianali o industriali dove le persone sono prevalentemente in piedi, l’altezza dello strato limite può essere fissata intorno a 1,8 m. Pertanto la diffusione a dislocamento risponde molto bene alle applicazioni in ambienti con soffitti alti, poiché la zona controllata rimane al di sotto di un’altezza definita (1,5 o 1,8 metri) perciò con gli ovvi vantaggi che se ne ottengono.
Funzionamento
La temperatura dell’aria emessa dai diffusori a dislocamento è molto vicina a quella di comfort. Negli ambienti civili, la temperatura dell’aria emessa è intorno a 20/23 °C, perciò con differenziali di temperatura intorno ai 2 ÷ 5 K. Invece, nei locali caratterizzati da attività più intense, come grandi magazzini di vendita, strutture ricreative, atri ecc. la temperatura di immissione può scendere a 18 °C. Nelle stagioni intermedie, quando le condizioni lo consentono, i sistemi a dislocamento possono funzionare in free cooling utilizzando sola aria esterna. L’effetto di dislocamento si produce solo se l’aria immessa è a temperatura inferiore a quella dell’ambiente. Invece, se il diffusore viene alimentato con aria calda si perde l’effetto del dislocamento e si produce la normale miscelazione. Il riscaldamento, deve pertanto essere effettuato da un sistema tradizionale separato (per esempio radiatori, pavimento radiante, ecc.).
È utile precisare che il dislocamento può essere previsto per tutto l’anno, perciò anche in inverno, per controllare la qualità dell’aria. Il riscaldamento viene realizzato con un impianto separato a pannelli radianti o con radiatori sotto finestra. In generale, il livello di potenza sonora dei diffusori a dislocamento si mantiene inferiore o uguale a 35 dB(A) alle condizioni nominali per applicazioni nel settore civile. Nella maggioranza dei casi, dunque, il livello di pressione sonora percepito in ambiente risulta accettabile e non arreca alcun disturbo.
Costruzione
Il diffusore a dislocamento tipico è a sviluppo verticale cilindrico, semicilindrico, ad angolo o rettangolare. Secondo il modello, l’installazione può essere a pavimento, al centro del locale, o contro parete, o in angolo. Il diffusore viene alimentato da un condotto circolare verticale dall’alto o dal basso.
La superficie frontale del diffusore è costituita da una lamiera forellata, dalla quale l’aria fuoriesce a bassa velocità uniformemente su tutta la superficie del medesimo e si distribuisce nell’ambiente. I modelli di tipo rettangolare sono costituiti da un mobile di ridotta profondità e possono essere incassati a filo parete o, più corrente- mente, applicati contro la parete, sporgenti nell’ambiente.
I diffusori a dislocamento possono essere installati sia in locali con dimensioni limitate, ad es. uffici, ristoranti, negozi, sia in vasti ambienti quali centri commerciali.
Scelta
Esiste un metodo definito per la scelta dei diffusori a dislocamento che differisce da quello utilizzato per i diffusori a miscelazione. Un nostro consulente è Vostra disposizione per approfondimenti scriveteci cliccando qui.
Criticità progettuali di un edificio nuovo per uffici
L’adeguata definizione delle superfici vetrate, e l’uso di vetri in grado di contribuire alla schermatura termica, è un primo requisito di un edificio che vuole mantenere un clima ottimale senza eccessivo dispendio energetico..
L’adeguata definizione delle superfici vetrate, e l’uso di vetri in grado di contribuire alla schermatura termica, è un primo requisito di un edificio che vuole mantenere un clima ottimale senza eccessivo dispendio energetico.
All’interno, il lay-out dovrà essere flessibile, suddiviso tra spazi comuni e studi individuali in cui dev’essere possibile regolare a piacimento le condizioni di comfort.
Un elemento critico è costituito dagli spazi per gli impianti: la loro riduzione è considerata molto importante viste le esigenze di sfruttamento complessivo degli edifici (di solito la superficie in pianta va tra il 6 e il 10% di quella totale). La maggior parte degli uffici di nuova costruzione utilizza controsoffitti e pavimenti sopraelevati per l’alloggiamento degli impianti di servizio: possono essere ottimamente utilizzati anche dai sistemi di diffusione dell’aria (per esempio, le “travi fredde” a scomparsa nei soffitti).
Temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria
La temperatura di progetto dev’essere compresa tra un massimo di 26 °C in estate e un minimo di 20 °C in inverno. Nel periodo estivo la differenza di temperatura tra aria esterna e interna non deve superare i 7 °C. D’inverno, quando l’edificio non è occupato, è accettabile un valore tra 10 e 16 °C.
L’umidità accettabile va contenuta fra 50 e 60% in estate e fra 35 e 45% in inverno. Questi livelli consentono di limitare al minimo gli interventi di deumidificazione e, di conseguenza, apportano risparmi energetici e gestionali.
Qualità dell’aria
La norma UNI 10339 prescrive una portata minima d’aria esterna pro capite di 11 l/s per uffici singoli e open space e di 10 l/s per le sale riunioni. La norma UNI EN 13779 invece distingue gli ambienti in termini di qualità dell’aria indoor: 20 l/s a persona per la categoria IDA 1 (qualità elevata), 12,5 l/s per la qualità IDA 2 (media), 8 l/s per la categoria IDA 3 (moderata). Per la filtrazione dell’aria esterna nelle unità di trattamento si prevedono filtri a tasche con efficienza F7/F8 preceduti da prefiltri con efficienza G3/G4.
Le prese d’aria esterna devono essere poste sulla copertura; se in facciata, devono stare ad almeno 4 metri di altezza sul piano stradale e lontane da aree di traffico o di espulsione di aria contaminata.
Livelli sonori
I livelli sonori massimi consentiti all’interno degli ambienti sono di 35 dB(A) per gli uffici singoli e le sale riunioni e di 40 bB(A) per gli uffici open space.
Meglio un impianto a portata costante o variabile?
Gli impianti a portata costante CAV si utilizzano in prevalenza per uffici caratterizzati da una zona singola (per esempio un open space), nella quale si immette aria con temperatura variabile in rispondenza a un termostato ambientale..
Gli impianti a portata costante CAV si utilizzano in prevalenza per uffici caratterizzati da una zona singola (per esempio un open space), nella quale si immette aria con temperatura variabile in rispondenza a un termostato ambientale.
Questi impianti possono essere utilizzati anche per uffici con più zone aventi carichi diversi: in questo caso la variazione di temperatura dell’aria immessa in ogni zona può essere ottenuta mediante l’impiego di batterie di postriscaldamento alimentate ad acqua calda e collocate nel canale d’aria che serve la zona da controllare; in alternativa si possono usare impianti a doppio condotto, cioè due reti distinte di canali per aria calda e fredda che fanno capo a cassette di miscelazione dei due flussi.
Impianti del genere consentono un accurato controllo della temperatura, ma sono adatti a uffici di piccole dimensioni. Presentano infatti notevoli ingombri e costi per le canalizzazioni dell’aria, e uno spreco energetico nelle mezze stagioni, quando può darsi una contemporanea richiesta di riscaldamento e raffreddamento in zone diverse dell’edificio.
Gli impianti a portata variabile VAV rispondono alle esigenze dei moderni grandi edifici a uso terziario, con spazi interni organizzati come open space. Sono particolarmente adatti a soddisfare la variazione del fabbisogno di raffreddamento delle zone interne. Il trattamento nelle zone perimetrali, che presentano invece segno diverso a seconda della stagione e dell’orientamento, viene effettuato mediante cassette VAV dotate di batterie di postriscaldamento, in modo da modulare la portata nel regime di raffreddamento e invece funzionare a portata costante con postriscaldamento in regime invernale.
La portata totale di aria trattata e distribuita da un impianto VAV risulta inferiore a quella di un impianto CAV, quando essa viene calcolata sulla base del massimo carico contemporaneo. Di conseguenza si riducono la taglia delle unità di trattamento, le dimensioni dei canali e i consumi energetici per la distribuzione dell’aria.

DOVE POSIZIONARE I DIFFUSORI?
Il sistema di diffusione dell’aria, oltre a garantire una velocità residua non superiore a 0,2 m/s e non inferiori a 0,12 m/s, deve consentire di ottenere una temperatura ambiente uniforme, senza ristagni o correnti d’aria. La scelta degli apparecchi da utilizzare per la diffusione dell’aria dipende dal tipo di impianto e dalle caratteristiche architettoniche dell’ambiente..
Il sistema di diffusione dell’aria, oltre a garantire una velocità residua non superiore a 0,2 m/s e non inferiori a 0,12 m/s, deve consentire di ottenere una temperatura ambiente uniforme, senza ristagni o correnti d’aria. La scelta degli apparecchi da utilizzare per la diffusione dell’aria dipende dal tipo di impianto e dalle caratteristiche architettoniche dell’ambiente.
- In ambienti privi di controsoffitto (ristrutturazioni) la soluzione consiste in genere nell’usare bocchette rettangolari nella parte alta delle pareti che dividono i locali dal corridoio, con distribuzione d’aria di tipo tangenziale al soffitto, alimentati da canali nel controsoffitto del corridoio. Questa soluzione sfrutta la massima altezza dei locali, ma risulta adatta soltanto per impianti a portata costante con aria immessa a una temperatura non inferiore a 20 °C per evitare cadute d’aria fredda. Migliori prestazioni si ottengono utilizzando diffusori lineari a parete ad alta induzione, adatti a essere installati direttamente nelle pareti divisorie e dotati di attenuatore acustico. Questi diffusori sono adatti alla diffusione di aria a portata variabile, a temperatura che può essere inferiore di 8 K rispetto all’ambiente.
- In ambienti di altezza fino a 4 metri e dotati di controsoffitto vengono utilizzati diffusori a soffitto di varia forma, nella versione tradizionale a lancio tangenziale (con effetto Coanda) oppure a flusso elicoidale. È sempre consigliabile adottare diffusori ad alta induzione, in particolare per impianti VAV, che consentono una rapida miscelazione dell’aria immessa con quella ambiente: ciò permette, in regime di raffreddamento, di adottare differenziali elevati di temperatura (fino a 14 K). La ripresa dell’aria viziata dall’ambiente viene solitamente effettuata mediante griglie di estrazione a parete, o con griglie di transito sulle porte verso il corridoio.
- La distribuzione dell’aria a pavimento si basa su un principio semplice: mettere in pressione il plenum del pavimento sopraelevato con aria proveniente dall’impianto di trattamento, per poi immetterla in ambiente mediante diffusori installati a filo dei pannelli. Le riprese verranno effettuate nella parte superiore dell’ambiente, a parete oppure a soffitto attraverso i corpi illuminanti. Il principale vantaggio di questa soluzione è costituito dalla flessibilità, grazie alla possibilità di modificare il punto di uscita mediante lo spostamento dei pannelli dotati di diffusori, in base alla configurazione delle postazioni di lavoro. Un altro aspetto positivo riguarda l’eliminazione dei canali di distribuzione dell’aria e quindi la riduzione dell’ingombro del controsoffitto. Dal punto di vista del comfort la diffusione consente elevati livelli di benessere e di qualità dell’aria, in quanto il naturale movimento dell’aria dal basso in alto trasporta il calore, i contaminanti e la polvere lontano dalla zona occupata, verso la parte superiore dell’ambiente.
- In casi particolari, come auditorium, teatri, cinema, sale conferenze, può essere conveniente per il benessere degli spettatori considerare l’idea di un “microclima personale” ottenuto tramite diffusori a piede di poltrona, efficaci allo scopo e opportuni anche per il risparmio energetico che comportano, risparmiando la necessità di raggiungere l’intero ambiente, di solito molto vasto e con zone (in alto e ai lati) meno significative per la climatizzazione.
ESISTE UN SISTEMA “INTELLIGENTE” CHE SENTE L’AFFOLLAMENTO E GLI AMBIENTI NON OCCUPATI?
Gli spazi destinati al lavoro sono dinamici: uno stesso ambiente, nell’arco della giornata, può essere abitato da nessuna, da una o poche o da molte persone. Sia per ragioni di comfort sia per evitare sprechi energetici può convenire un sistema di diffusione dell’aria che percepisca le mutate condizioni e provveda di conseguenza..
Gli spazi destinati al lavoro sono dinamici: uno stesso ambiente, nell’arco della giornata, può essere abitato da nessuna, da una o poche o da molte persone. Sia per ragioni di comfort sia per evitare sprechi energetici può convenire un sistema di diffusione dell’aria che percepisca le mutate condizioni e provveda di conseguenza.
La Demand Controlled Ventilation si realizza con una nuovissima tipologia di trave fredda che introduce il concetto di “soffitto intelligente”, dove l’impianto di climatizzazione segue gli spostamenti del personale nella struttura e si adegua alle loro esigenze momento dopo momento. Grazie a una sonda che controlla il livello di CO2 in ambiente, a un rilevatore di presenza e a una trave motorizzata con ugelli a geometria variabile che può controllare agevolmente le variazioni di flusso, si ottiene un adeguamento costante della temperatura alle necessità locali, e inoltre un risparmio energetico che tocca il 60%.
CRITICITÀ IN INSTALLAZIONI MUSEALI
La criticità delle installazioni museali deriva in genere da due fattori: la preziosità delle opere che vi sono custodite (antiche, fragili delicate, come per esempio quadri, affreschi e stoffe), e la struttura stessa del museo, che non di rado è una struttura antica e in sé pregevole (palazzi, chiese, e così via)..
La criticità delle installazioni museali deriva in genere da due fattori: la preziosità delle opere che vi sono custodite (antiche, fragili delicate, come per esempio quadri, affreschi e stoffe), e la struttura stessa del museo, che non di rado è una struttura antica e in sé pregevole (palazzi, chiese, e così via).
Il criterio fondamentale consiste nel mantenere le condizioni il più possibile costanti 24 ore al giorno. Per garantire la stabilità di tali condizioni è necessario adottare una serie di accorgimenti: evitare pareti calde o fredde nei pressi delle opere, così come vetrate di grandi dimensioni e tubazioni d’acqua. Alcuni locali cuscinetto possono contribuire a preservare le condizioni interne delle singole sale espositive. Alcuni oggetti museali particolarmente sensibili alla temperatura, all’umidità e alla qualità dell’aria richiedono di essere conservati in condizioni non compatibili con la presenza continua di persone. Vengono collocati in spazi confinati di microclima controllato, ovvero in vetrine oppure teche climatizzate.
La norma UNI 18029:1999 prescrive una metodologia per la misurazione in campo elle grandezze ambientali termoidrometriche e di illuminazione ai fini della conservazione di beni di interesse storico e artistico. La norma UNI 10969:2002 fornisce invece i principi generali per la scelta e il controllo del microclima per la conservazione dei beni culturali in ambienti interni.
Quindi, al momento di concepire il più adeguato sistema di distribuzione e diffusione dell’aria, occorre tener presente che l’efficacia del risultato non può essere disgiunta dalla cura progettuale di non realizzare strutture invasive e dannose per l’equilibrio architettonico ed estetico.
- Diffusione a soffitto: nel caso di impiego di diffusori a soffitto questi devono presentare non soltanto elevate prestazioni, ma anche un limitato impatto estetico, in modo da integrarsi col progetto architettonico. La soluzione ideale è l’impiego di elementi lineari, che s’integrano facilmente nei controsoffitti e nelle preti. Nella versione ad altissima induzione sono molto adatti a impianti a portata variabile, e possono essere utilizzati sia per la mandata sia per la ripresa dell’aria.
- Diffusione a pavimento: la diffusione dell’aria a dislocamento a pavimento è adatta alle applicazioni museali in quanto s’integra facilmente col progetto architettonico, fornisce basse velocità d’aria in prossimità delle opere e un ridotto livello sonoro.
- Diffusione a parete: Quando non sono realizzabili i sistemi di diffusione a soffitto o a pavimento – come in edifici storici con soffitti decorati e pavimenti artistici – è necessario realizzare delle false pareti. Saranno poste a circa 300 mm dalle pareti originali, creando un’intercapedine sfruttata per la posa dei canali di mandata e di ripresa e per alloggiare unità di trattamento locali progettate con spessore molto contenuto.
CRITERI DI BASE PER L’ALLESTIMENTO DI UN’ESPOSIZIONE TEMPORANEA
Allestire un’esposizione temporanea come una mostra d’arte comporta problematiche specifiche spesso impegnative per chi deve occuparsi di tutelare le opere che verranno esposte.
Le esigenze riguardanti le condizioni termoigrometriche ideali per i diversi oggetti e manufatti sono spesso contrastanti tra loro e non sempre compatibili con il benessere dei visitatori e degli addetti: sarà necessario adattare opportuni compromessi..
Allestire un’esposizione temporanea come una mostra d’arte comporta problematiche specifiche spesso impegnative per chi deve occuparsi di tutelare le opere che verranno esposte.
Le esigenze riguardanti le condizioni termoigrometriche ideali per i diversi oggetti e manufatti sono spesso contrastanti tra loro e non sempre compatibili con il benessere dei visitatori e degli addetti: sarà necessario adattare opportuni compromessi.
In questo contesto il trattamento dell’aria occupa un ruolo di rilievo: le opere d’arte richiedono attenzioni che di norma superano le condizioni di base dei locali che le ospitano, e inoltre possono differire in un caso o nell’altro, rendendo indispensabile un impianto capace di creare microclimi diversi in zone contigue disposte lungo il percorso di visita.
Il criterio fondamentale consiste nel mantenere le condizioni il più possibile costanti 24 ore al giorno. Per garantire la stabilità di tali condizioni è necessario adottare una serie di accorgimenti: evitare pareti calde o fredde nei pressi delle opere, così come vetrate di grandi dimensioni e tubazioni d’acqua. Alcuni locali cuscinetto possono contribuire a preservare le condizioni interne delle singole sale espositive. Alcuni oggetti museali particolarmente sensibili alla temperatura, all’umidità e alla qualità dell’aria richiedono di essere conservati in condizioni non compatibili con la presenza continua di persone. Vengono collocati in spazi confinati di microclima controllato, ovvero in vetrine oppure teche climatizzate.
La norma UNI 18029:1999 prescrive una metodologia per la misurazione in campo elle grandezze ambientali termoigrometriche e di illuminazione ai fini della conservazione di beni di interesse storico e artistico. La norma UNI 10969:2002 fornisce invece i principi generali per la scelta e il controllo del microclima per la conservazione dei beni culturali in ambienti interni.
Per le mostre temporanee allestite in spazi espositivi non dotati di impianti in grado di garantire condizioni particolarmente stringenti, la soluzione ideale è rappresentata dagli impianti a espansione diretta VRF a pompa di calore con unità terminali collegate mediante tubazioni frigorifere a una o più unità motocondensanti esterne. Questa soluzione non comporta la presenza di acqua negli ambienti espositivi, garantisce una rapida risposta alle variazioni del carico, richiede spazi ridotti per il passaggio delle tubazioni e delle unità esterne, e permette una facile installazione e rimozione dell’impianto.
CRITICITÀ DEGLI IMPIANTI IN OSPEDALI E CASE DI CURA
Nel caso di nosocomi o case di degenza e di cura la qualità dell’aria non è soltanto un mezzo per ottenere benessere, ma spesso è anche un alleato indispensabile per combattere infezioni e contenere sorgenti inquinanti interne..
Nel caso di nosocomi o case di degenza e di cura la qualità dell’aria non è soltanto un mezzo per ottenere benessere, ma spesso è anche un alleato indispensabile per combattere infezioni e contenere sorgenti inquinanti interne.

STRATIFICAZIONE DELL’ARIA IN UN EDIFICIO PER LO SPETTACOLO
Gli impianti a portata costante CAV si utilizzano in prevalenza per uffici caratterizzati da una zona singola (per esempio un open space), nella quale si immette aria con temperatura variabile in rispondenza a un termostato ambientale..
Nel caso di nosocomi o case di degenza e di cura la qualità dell’aria non è soltanto un mezzo per ottenere benessere, ma spesso è anche un alleato indispensabile per combattere infezioni e contenere sorgenti inquinanti interne.

Soluzioni per atmosfere potenzialmente esplosive
Le aree pericolose sono luoghi in cui, in determinate condizioni, possono svilupparsi atmosfere esplosive. L’atmosfera esplosiva è una miscela di aria e gas, vapori, fumi o polvere combustibile la cui combustione si propaga rapidamente (esplosione) dopo l’accensione.
Le soluzioni per atmosfere potenzialmente esplosive fanno riferimento alla Direttiva ATEX (Atmosphere Explosible) della Comunità Europea del 26 Febbraio 2014 n° 2014/34/UE che è stata recepita in Italia dalla circolare del Ministero dello Sviluppo Economico del 21 Marzo 2016 (n°79499) ed è entrata in vigore il 20 Aprile 2016 concernente l’armonizzazione delle legislazioni degli stati membri relativi agli apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva. Essa impone la certificazione ATEX a tutti i prodotti commercializzati nell’Unione stessa, indipendentemente dal luogo di produzione e dalle normative in esso in vigore, se installati in luoghi a rischio di esplosione.
Le aree pericolose sono luoghi in cui, in determinate condizioni, possono svilupparsi atmosfere esplosive. L’atmosfera esplosiva è una miscela
di aria e gas, vapori, fumi o polvere combustibile la cui combustione si propaga rapidamente (esplosione) dopo l’accensione.
Secondo la direttiva le atmosfere potenzialmente esplosive si dividono a seconda della natura chimica della sostanza esplosiva in:
- Zone con presenza di GAS indicate con la lettera G
- Zone con presenza di POLVERI indicate con la lettera D
- Zone con presenza sia di GAS sia di POLVERI indicate con la lettera GD
LA DIRETTIVA ATEX SUDDIVIDE I PRODOTTI IN DUE GRUPPI
Prodotti per settore minerario (pericolo di grisou o polvere esplosiva).
Gruppo II
Prodotti destinati ad impieghi dove può esistere pericolo di formazione di atmosfera esplosiva.
Questo gruppo si suddivide in tre categorie:
Categoria 1
- Prodotto con protezione molto alta.
- Applicazione in zone dove è molto probabile la formazione costante di atmosfera esplosiva.
Categoria 2
- Prodotto con protezione alta.
- Applicazione in zone dove è probabile la formazione di atmosfera esplosiva.
Categoria 3
- Prodotto con protezione normale.
- Applicazione in zone dove è poco probabile la formazione di atmosfera esplosiva.
Alla direttiva ATEX è collegata la Direttiva 99/92/CE che stabilisce una classificazione delle zone di pericolo di esplosione come sotto indicato.
La direttiva 99/92 CE obbliga a classificare tutte le zone dei luoghi di lavoro mediante l’analisi del rischio che individua le aree critiche e segnala le misure di sicurezza da adottare per le attività da effettuare in tali zone. È responsabilità dell’utilizzatore classificare la zona in funzione del tipo di atmosfera presente.
Per le applicazioni in ambienti gassosi esiste un ulteriore suddivisione per gruppi di gas e in funzione delle massime temperature superficiali
del motore.

Soluzioni per atmosfere corrosive
Negli ambienti dove è necessario eliminare fumi o vapori corrosivi (acidi, sali, vapore acqueo), con temperatura del flusso convogliato compresa tra – 10°C e + 60°C la soluzione Sagicofim è costituita da una gamma di ventilatori appositamente progettata per l’aspirazione di aria e vapori corrosivi non abrasivi, costituita da 11 grandezze con diametro girante da 200 a 630 mm..
Negli ambienti dove è necessario eliminare fumi o vapori corrosivi (acidi, sali, vapore acqueo), con temperatura del flusso convogliato compresa tra -10°C e + 60°C la soluzione Sagicofim è costituita dalla gamma di ventilatori KMF, appositamente progettata per l’aspirazione di aria e vapori corrosivi non abrasivi, costituita da 11 grandezze con diametro girante da 200 a 630 mm.
La serie KMF è stata sviluppata con ventilatori a semplice aspirazione, con girante centrifuga a pale rovesce direttamente accoppiata al motore. Le loro caratteristiche tecniche e meccaniche, permettono una elevata durata nel tempo. Il tipo di girante conferisce silenziosità ed efficienza aeraulica superiore alle versioni che utilizzano giranti a pale curve in avanti.
Per valutare l’idoneità dei nostri ventilatori ad essere impiegati nella ventilazione di fumi o vapori corrosivi, qui di seguito riportiamo una tabella che, pur se indicativa, permette di avere una valutazione della possibilità di impiego dei nostri ventilatori.
IL BENESSERE ACUSTICO È ANCHE SICUREZZA
Il benessere acustico non può e non deve essere ottenuto a scapito della sicurezza; per questo motivo SagiCofim è attenta all’ambiente e alla sicurezza delle proprie maestranze e degli utilizzatori dei manufatti prodotti e utilizza materiali selezionati e certificati secondo le più recenti normative
Le fibre artificiali vetrose (silicati) ad orientamento casuale con contenuto di ossidi alcalini e alcalino terrosi (Na2O+K2O+CaO+MgO+BaO) superiore al 18% in peso non appartengono all’elenco delle sostanze pericolose e non costituiscono pericolo per l’uomo o per l’ambiente.
Per le fibre di vetro utilizzate per la produzione dei nostri silenziatori RAS è applicabile la deroga dalla classificazione come cancerogene, dato che rispettano quanto previsto dalla nota Q della Direttiva Europea 97/69/CE, sostituita dal regolamento (CE) n. 1272/2008, relativo alla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele. Quanto sopra è esplicitamente richiesto alla pagina 11 del documento 25 marzo 2015 della Conferenza Permanente Stato-Regioni denominato
A evidenza di ciò riportiamo uno stralcio della Scheda di Sicurezza del produttore della fibra di vetro URSA da noi utilizzata:
CONOSCERE IL RUMORE
Il suono o rumore è prodotto da onde di compressione e rarefazione diffuse nell’aria o attraverso le strutture dell’edificio o attraverso le pareti dei canali o nelle tubazioni degli impianti ed anche nei liquidi al loro interno. Nel funzionamento di una qualsiasi macchina, un gruppo frigorifero, o una caldaia, o altro, una certa quantità di energia viene emessa sotto forma di rumore
Il suono
Il suono o rumore è prodotto da onde di compressione e rarefazione diffuse nell’aria o attraverso le strutture dell’edificio o attraverso le pareti dei canali o nelle tubazioni degli impianti ed anche nei liquidi al loro interno.
La frequenza
La frequenza è un carattere fondamentale del rumore. La sua unità di misura è l’Hertz (Hz). Nelle normali situazioni ambientali e impiantistiche, si fa riferimento a una gamma di frequenze più ristretta: da 63 a 8000 Hz. Questa gamma è suddivisa in otto “fasce” di frequenze standardizzate dette “bande di ottava” con precisi valori di centro-banda: 63 Hz; 125 Hz; 250 Hz; 500 Hz; 1000 Hz; 2000 Hz; 4000 Hz e 8000 Hz.
Mentre è abbastanza facile controllare o “abbattere” rumori con frequenze medie o alte, è molto più difficile intervenire sui rumori a bassa frequenza.
Il decibel
Il rumore si manifesta in una scala di intensità molto ampia: dal fruscio delle foglie al rombo di un grande aereo al decollo. Se si utilizzasse una unità di misura lineare come il Watt per quantificarli esso sarebbe compreso da 0,00000000001 W a 10.000 W.
Il Watt, come ogni altra unità lineare, è pertanto non adatto per misurare il rumore. A questo scopo è stata scelta una unità logaritmica: il decibel (dB). Essa presenta il vantaggio di “comprimere” in numeri di sole 2 o 3 cifre l’intero campo di variazione del rumore. I valori in dB rappresentano il “livello sonoro” del rumore. Nella tab. 2 sono riportati dei livelli sonori tipici in dB di alcune sorgenti sonore naturali e artificiali.
Il livello di potenza sonora
Nel funzionamento di una qualsiasi macchina, un gruppo frigorifero, o una caldaia, o altro, una certa quantità di energia viene emessa sotto forma di rumore; essa costituisce il livello di potenza sonora; si esprime in dB e si indica correntemente come Lw. Esso rappresenta un dato fisso della macchina in relazione al regime di funzionamento e non può venire modificato per cause esterne, ad es. dovute al tipo di installazione. La potenza sonora non può essere percepita direttamente; essa si manifesta attraverso un corrispondente livello di pressione sonora, percepibile dall’orecchio e misurabile con un fonometro.
Il livello di pressione sonora
A differenza del livello di potenza sonora, il livello di pressione sonora
(Lp) viene influenzato da numerosi fattori esterni: la distanza tra la sorgente e lo strumento, la presenza o meno di superfici riflettenti
in prossimità della sorgente, la presenza di barriere o ostacoli lungo il percorso, ecc.
Esso quindi subisce delle variazioni a seconda delle condizioni in cui è stata fatta la misura.
In campo aperto ed in assenza di superfici riflettenti, il livello di pressione sonora si riduce di 6 dB per ogni raddoppio della distanza. Nei normali ambienti civili questa riduzione è compresa tra 3 e 4 dB. Una differenza di 1 dB può essere a malapena percepita, ma una differenza di 3 dB costituisce un valore chiaramente rilevato dall’orecchio, corrispondendo ad un raddoppio della potenza sonora.
Il decibel, dB(A)
Il livello di pressione sonora espresso in dB non è molto significativo poiché, come si è detto, l’orecchio umano ha una particolare sensibilità alle varie frequenze. Esso è poco sensibile alle basse frequenze, fino a circa 200 Hz, mentre presenta una sensibilità pressoché piatta da 200 a circa 2000 Hz. Intorno a 4000 Hz esso è notevolmente sensibile, ma poi perde nuovamente di sensibilità alle frequenze più alte.
Per tener conto della sua caratteristica, il livello di pressione sonora letto dal fonometro viene ponderato secondo una certa curva che segue la sensibilità dell’orecchio, la cosiddetta curva “A”. Il livello di pressione sonora che ne risulta viene detto “in scala A” ed è indicato come LpA; il suo valore viene espresso in dB(A).
Il dB(A) è di ampio impiego nella pratica, esso viene utilizzato nei calcoli acustici e nelle prescrizioni di livello sonoro in ambiente.
Le curve Noise Ratings
Le curve elaborate dalla ISO (International Standard Organization) dette Noise Ratings (NR), individuano delle condizioni di eguale sensazione sonora per l’orecchio umano. Queste curve sono riportate su un diagramma che sull’asse orizzontale ha le frequenze di centro banda e sull’asse verticale i livelli di pressione sonora in dB.
Il riferimento è a un rumore continuo a larga banda, non impulsivo e privo di toni dominanti.
Ogni curva è individuata con un numero di due cifre corrispondente al livello di pressione sonora, in dB, alla frequenza di 1000 Hz.
Le curve Noise Criteria
Le curve di Noise Criteria (NC) ASHRAE sono costruite sullo stesso principio delle curve NR ISO. Le frequenze di centro banda sono riportate sull’asse orizzontale, mentre su quello verticale sono riportati i livelli di pressione sonora dB. Un valore NC corrispondente al livello di pressione sonora nel campo tra 1000 e 2000 Hz identifica ciascuna curva.
Queste curve sono in uso da molti anni. Da circa 10 anni l’ASHRAE ne ha abbandonato l’uso in favore dei Room Criteria. Il loro uso è abbastanza complesso ed esula dagli scopi di questa pubblicazione.
La somma dei rumori
E’ frequente che si producano più rumori in uno stesso ambiente: ad es. due o più bocchette di mandata, due o più griglie di ripresa ecc.
I rumori, però, non si sommano in modo aritmetico, invece si produce un risultato che può quantificarsi con delle semplici operazioni tenendo conto della differenza tra il più forte e il più debole. Questo procedimento è descritto di seguito e facendo riferimento alla tab. 3.
IL CONTROLLO DEL RUMORE NEGLI IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE
Tutte le macchine di condizionamento e termiche producono rumore a certe frequenze. All’interno di edifici dotati di impianti di climatizzazione, la parte prevalente del rumore è di origine aeraulica, dovuta cioè al movimento e alla distribuzione dell’aria entro i condotti e da questi in ambiente attraverso le bocchette, i diffusori e le griglie di ripresa
Illustriamo qui di seguito le problematiche che si ritrovano nella maggior parte degli impianti di condizionamento e gli strumenti che abbiamo a disposizione per attuare un efficace controllo del rumore. Tutte le macchine di condizionamento e termiche producono rumore a certe frequenze, come si può vedere nelle tab. 4 e 5. Il rumore viene trasmesso per via aerea e per via strutturale.
In realtà, sia il rumore aereo sia quello strutturale possono seguire più di un percorso, anche se originati dalla stessa fonte. All’interno di edifici dotati di impianti di climatizzazione, la parte prevalente del rumore è di origine aeraulica, dovuta cioè al movimento e alla distribuzione dell’aria entro i condotti e da questi in ambiente attraverso le bocchette, i diffusori e le griglie di ripresa, (il rumore si trasmette anche in direzione opposta a quella del flusso d’aria) ed è soprattutto a questo tipo di rumore che ci riferiamo.


Esiste un “fattore di direzionalità” del rumore del quale bisogna tenere conto quando una macchina, una bocchetta, una griglia è installata a ridosso di una, due o tre pareti riflettenti.
Per un diffusore installato a soffitto il rumore irradiato si distribuisce su una semisfera. Esso, per effetto della superficie riflettente del soffitto, subisce un aumento di 3 dB rispetto al suo valore nominale. Un’installazione tra due pareti fa sì che il rumore venga a irradiarsi su 1/4 di sfera e, per effetto delle due superfici riflettenti, subisce un aumento di 6 dB. La posizione più critica di tutte è quella fra tre pareti riflettenti come si verifica ad es. per un diffusore installato a soffitto in un angolo. Il rumore infatti viene irradiato su 1/8 di sfera e l’aumento che ne risulta per effetto delle pareti è di 9 dB.
Di conseguenza è sempre opportuno evitare le posizioni d’angolo nell’installazione di bocchette, griglie e macchine in genere. E’, inoltre, consigliabile distanziare quanto più possibile la macchina dalle pareti.
- L’impianto aeraulico va progettato in modo da minimizzare le perdite di carico e le turbolenze. Perdite di carico elevate aumentano la pressione necessaria al ventilatore con la conseguenza di un maggior livello sonoro prodotto. La turbolenza aumenta il rumore aeraulico del flusso d’aria generato da serrande e altri elementi nei canali, specialmente alle basse frequenze.
- Il ventilatore deve essere selezionato in modo che possa funzionare il più possibile vicino al punto di massimo rendimento. Inoltre, si deve scegliere un modello che abbia la minor produzione di rumore, pur rispondendo ai requisiti di portata e di pressione statica di progetto. Ventilatori sovra o sottodimensionati, che non funzionano nel punto di massimo rendimento, producono livelli sonori sostanzialmente maggiori.
- I condotti di uscita e di ingresso dal ventilatore devono consentire un flusso d’aria diritto ed uniforme. Se questa condizione viene trascurata si produce una forte turbolenza, nonché il distacco del flusso in corrispondenza delle palette della girante.
Entrambe queste condizioni possono aumentare in modo significativo il rumore prodotto. - Selezionare i silenziatori in modo che non aumentino significativamente la pressione statica totale del ventilatore, né rigenerino rumore inficiando le proprie prestazioni acustiche.
- Posizionare gomiti o derivazioni di canali a distanza l’uno dall’altro di almeno 4 – 5 diametri del condotto (o della diagonale nel caso di canali rettangolari).
- Applicare alette deflettrici all’interno di gomiti a 90° di ampia sezione e di derivazioni. Ciò consente un andamento più uniforme nel cambia-mento di direzione del flusso, perciò con minor turbolenza.
- Posizionare diffusori e bocchette alla maggior distanza possibile da gomiti e derivazioni.
- In condizioni critiche ridurre al minimo la presenza di serrande di regolazione in prossimità di diffusori e bocchette.
- Isolare contro la trasmissione di vibrazioni le macchine dinamiche (gruppi frigoriferi, centrali di trattamento d’aria, condizionatori autonomi ecc.).
- Utilizzare attacchi flessibili (giunti antivibranti) nel collegamento tra centrali di trattamento d’aria, unità ventilanti ecc. e condotti.
- Sostenere condotti e tubazioni con elementi antivibranti a molla o in neoprene per i primi 15 metri dalla centrale o dalla macchina alla quale sono collegati.
- Utilizzare tubi flessibili afonici per il collegamento di diffusori e plenum di alimentazione, di bocchette e anemostati.
Il rumore subisce un’attenuazione durante la sua trasmissione per via aerea dovuta alla distanza tra sorgente e ricevitore.
In campo libero questa attenuazione può stimarsi intorno a 6 dB per ogni raddoppio della distanza stessa.
Per calcolare l’attenuazione dovuta alla distanza si può partire dal livello di potenza sonora (Lw) o dal livello di pressione sonora (Lp).
Se si dispone del livello di potenza sonora Lw e si desidera ottenere il livello di pressione sonora Lp ad una certa distanza r in metri dalla sorgente sonora si applica la relazione seguente:
Lp = Lw – log r – 11 (dB)
Ad es. se in corrispondenza di una griglia di presa d’aria esterna a ridosso di una sala macchine il livello sonoro è di 70 dB, assimilabile ad una potenza sonora, e si vuole conoscere il livello di pressione sonora a 8 metri di distanza, si avrà:
Lp = 70-log 8-11 = (70-0,9-11) = 58,1 dB
Se invece si dispone del livello di pressione sonora Lp1, ad una certa distanza (r1) dalla sorgente, per determinare il livello di pressione sonora Lp2 ad una distanza differente (r2), si procede come segue:
Lp2 = Lp1 – 20 log(r2/r1)(dB)
Ad es. si abbia un torrino di espulsione con un livello di pressione sonora di 60 dB a 8 metri di distanza (r1) e si voglia determinare il livello di pres-sione sonora a 4 metri di distanza (r2) si procede come segue:
Lp2 = 60 – 20 log(4/8)= 60 – (-6) = 66 dB